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Maggio è il mese della prevenzione del melanoma cutaneo: perché fa così paura, come intervenire?

Si avvicina l’estate, il periodo in cui prendersi cura della pelle diventa più importante. Maggio, inoltre, è il mese dedicato alla prevenzione del melanoma cutaneo, per cui diventa fondamentale effettuare tutti i controlli necessari. Per difendersi dal melanoma è importantissimo proteggere la pelle dai raggi UVA e UVB: comportamento che quest’anno assume una valenza ulteriore, a seguito dell’emergenza da Covid-19.

Durante il periodo di lockdown siamo stati meno esposti al sole ma è anche aumentato il tempo trascorso davanti agli schermi di computer e cellulari, e questo può aver danneggiato la nostra pelle: la luce blu emessa dai loro schermi, infatti, appartiene allo spettro solare dei raggi UV e IR, pertanto un uso eccessivo di questi dispositivi può causare conseguenze simili a quelle innescate da un’esposizione scorretta al sole. Senza contare che la pelle del corpo può aver risentito di secchezza e irritazione, a causa della minor ossigenazione e dello stress; le mani, in particolare, per via dei frequenti lavaggi e dell’uso di disinfettanti. In seguito alla quarantena, dunque, proteggere la pelle diventa ancora più importante.

Vediamo quali sono i sintomi del melanoma cutaneo, come si effettua la diagnosi, quali sono le terapie utilizzate e cosa fare per prevenirlo. Il melanoma cutaneo è un tumore della pelle e rappresenta circa il 5% dei casi di cancro che colpisce questo organo. In particolare, a essere interessati dalla trasformazione maligna sono i melanociti, cellule che si trovano nell’epidermide, ovvero nello “strato” esterno della pelle: in condizioni normali, questi producono la melanina, che protegge dai raggi UV, e possono originare i nei. La trasformazione maligna delle cellule può richiedere anche anni e il tumore può dipendere da alterazioni comparse addirittura in età pediatrica.

Esistono 4 tipologie di melanoma cutaneo:

  • Melanoma a diffusione superficiale. Si tratta della forma più comune e rappresenta circa il 70% di tutti i melanomi: nelle donne, si manifesta più frequentemente sulle gambe, mentre negli uomini sul tronco.
  • Lentigo maligna. Diffuso nelle persone anziane, di solito si presenta in zone del corpo cronicamente esposte al sole, come la pelle del viso.
  • Melanoma lentigginoso acrale. È una forma di melanoma che si sviluppa sotto le unghie, sulle piante dei piedi o sui palmi delle mani. Avendo un aspetto simile a quello di una ferita o di un livido, può passare inosservato ed essere diagnosticato con meno tempestività.
  • Melanoma nodulare. È la tipologia più aggressiva e rappresenta circa il 10-15% di tutti i casi di melanoma: si evolve rapidamente e sin dalle prime fasi può estendersi in profondità nei tessuti.

In tutti e quattro i casi, il tumore può generarsi sia sulla cute integra sia a partire da un neo, congenito oppure acquisito.

Il principale segnale dello sviluppo di un melanoma è la nascita di un nuovo neo o il cambiamento d’aspetto di un neo esistente. Ecco un sistema di osservazione dei sintomi del melanoma cutaneo che riassume le caratteristiche di un neo che possono indicare la presenza del tumore:

  • Asimmetria nella forma, poiché i melanomi sono tendenzialmente di forma irregolare;
  • bordi irregolari e indistinti;
  • colore variabile all’interno del neo stesso;
  • dimensioni in aumento, sia in larghezza sia in spessore;
  • evoluzione del neo che cambia aspetto.
  • Anche fattori come il sanguinamento, il prurito di un neo, la presenza di un nodulo o di un arrossamento intorno al neo rappresentano dei segnali di allarme.

I sintomi che indicano la possibile presenza di un melanoma cutaneo possono essere osservati da un dermatologo, ma anche autonomamente, attraverso l’autosservazione dei nei: questa, in molti casi, consente di individuare delle lesioni sospette e di rivolgersi per tempo al medico.

Importante per la diagnosi precoce è l’epiluminescenza, o dermatoscopia, un esame non invasivo che avviene attraverso strumenti ottici che permettono allo specialista di distinguere la struttura interna di una formazione cutanea sospetta. Se il dermatologo individua un neo sospetto, per una diagnosi certa di melanoma è necessaria la biopsia, con cui viene prelevato e analizzato un campione di tessuto. In caso di melanoma, la biopsia dà informazioni sul grado di proliferazione delle cellule, sul livello di crescita del tumore in profondità e sulla presenza di ulcerazioni. Sulla base dei dati emersi, si stabiliscono quindi i successivi interventi da effettuare.

La scelta del trattamento da adottare dipende da una serie di fattori, tra cui le caratteristiche del melanoma e il suo stadio di progressione. La prima soluzione per i melanomi cutanei è ricorrere alla chirurgia: quasi tutti i melanomi vengono rimossi in questo modo e spesso l’intervento chirurgico è in grado di curare il tumore in modo definitivo in fase iniziale.

Il tipo di intervento varia in base allo stato del melanoma: in genere, l’operazione consiste nell’asportazione del neo con il tessuto malato e una parte di quello sano circostante. L’obiettivo, infatti, è asportare tutte le cellule malate eliminandole dall’organismo. Talvolta è necessario intervenire chirurgicamente per la rimozione anche di quelli che vengono chiamati “linfonodi sentinella”, cioè di quelli che per primi riceverebbero linfa dalle cellule malate e che, quindi, diffonderebbero la malattia nel corpo. La chirurgia, inoltre, può essere adottata per eliminare eventuali metastasi.

Per gli stadi più avanzati del melanoma cutaneo può essere proposta la chemioterapia; tuttavia esistono sempre più esperienze positive e incoraggianti legate all’impiego dell’immunoterapia. Attualmente, il primo passaggio dopo la diagnosi di melanoma metastatico è la ricerca della presenza di una mutazione genetica: in particolare, si dividono i pazienti tra coloro i quali hanno il gene BRaf mutato e quelli che non presentano la mutazione. Soltanto il secondo gruppo viene, già oggi, trattato con l’immunoterapia.

I ricercatori hanno individuato alcuni elementi che possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di questa neoplasia. In primo luogo si è osservato come esso sia spesso connesso all’esposizione ai raggi UVA e UVB, che può avvenire attraverso i raggi solari, ma anche con l’uso delle lampade abbronzanti: a tal proposito essendo fonti di raggi ultravioletti, lettini e lampade andrebbero utilizzati con cautela e moderazione. Alcuni recenti studi, inoltre, suggeriscono come questo rischio possa essere esteso anche ad alcuni macchinari utilizzati per solidificare lo smalto semipermanente che “colpiscono” con i raggi tutta la mano e non soltanto le unghie.

Esistono, poi, altri fattori di rischio come:

  • l’insufficienza del sistema immunitario
  • alcune malattie ereditarie che modificano la capacità dell’organismo di reagire alle radiazioni
  • la presenza di molti nei
  • la familiarità con la patologia.

Inoltre sono soggetti a maggior rischio di sviluppare melanoma cutaneo le persone con occhi, capelli e pelle chiara. Proprio perché tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma cutaneo c’è l’esposizione ai raggi UVA e UVB, è comprensibile come una corretta strategia di prevenzione possa fare la differenza. Esporsi al sole senza le dovute precauzioni, d’estate come durante tutto il resto dell’anno, può essere pericoloso, così come sottoporsi con eccessiva frequenza a sedute abbronzanti oppure frequentare centri per la posa dello smalto semipermanente non dotati di macchinari all’avanguardia.

In estate è bene evitare di stare al sole durante le ore centrali, quindi dalle 10 alle 16. Inoltre bisogna prestare particolare attenzione ai bambini, che sono molto sensibili alle scottature: come accennato, un melanoma può svilupparsi nel corso degli anni, a partire anche da alterazioni avvenute in età pediatrica.

D’altro canto, è fondamentale una corretta e frequente osservazione dei propri nei. Il monitoraggio più accurato viene effettuato dal dermatologo, però può essere spesso lui stesso a suggerire modalità sistematiche e frequenti per poter tenere d’occhio lo sviluppo dei nei anche in autonomia, o con l’aiuto di un familiare per le aree più complesse da osservare. A questo proposito, abbiamo dedicato un approfondimento alla mappatura dei nei.

La prevenzione può fare la differenza perché, come abbiamo anticipato, diagnosticare un melanoma precocemente consente di intervenire chirurgicamente in maniera tempestiva ed efficace. Quella dal dermatologo dovrebbe diventare, dunque, una delle visite di routine che vengono ripetute ogni anno

Hai bisogno di una visita specialistica? Vuoi eseguire la mappatura dei nei? Prendi un appuntamento con lo specialista. Presso il Laboratorio di Analisi PERUGINI visita il dottor Sergio Perugini, Specialista in Dermatologia e Venereologia.

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